Monti, l’eterno Rizzati con Rimati alla guida dell’under 8

ROVIGO – Mezzo secolo con una pallaovale in mano. L’enorme bagaglio di esperienza di Roberto Rizzati è una delle risorse di Monti Rugby Rovigo Junior, che ha affidato l’under 8 a questo “giovane” di 61 anni.
“Alleno da venticinque anni – racconta – e quella che inizia sarà la mia terza stagione alla Monti, società da dov’ero partito a suo tempo per allenare a Monselice. Due anni fa, un po’ per l’età, un po’ per impegni di lavoro, volevo chiudere la mia attività di allenatore ma Rovigo mi ha contatto nuovamente: ho posto solo una condizione, lavorare con i bambini e mi hanno accontentato. Eccomi qua…”.
Il più anziano dei coach di via Alfieri – ha smesso di giocare a 42 anni – prosegue dunque con questa nuova fase della sua storia sportiva, una sorta di rinascita nel segno rossoblù: “Sono grato per la possibilità che mi viene data di mettere il mio mezzo secolo di rugby a disposizione dei bambini, per i quali voglio essere prima che l’allenatore un amico. Cosa insegno in campo? A quest’età prima devono imparare a divertirsi insieme, è ancora presto per le basi di rugby, più che altro parliamo di rudimenti e primi approcci”.
Il segreto di un buon lavoro, per Rizzati, sta piuttosto nella sinergia educatori-genitori: “Senza il loro apporto non si va da nessuna parte, si tratta di un meccanismo virtuoso che per funzionare dev’essere perfetto…”. Un’idea su cui concorda l’altro allenatore dell’under 8, Thomas Rimati: 33 anni, non ha mai praticato rugby ma si è innamorato di questo sport grazie al figlio che giocava. Di qui la voglia di diventare educatore, ruolo che ricopre ormai da oltre tre anni.
“Penso di essere un caso quasi unico – spiega – ho conosciuto tardi questo sport ma ho deciso di provarci lo stesso, se non da atleta almeno da allenatore. Il nostro è un ruolo centrale perché dobbiamo tirare fuori dai ragazzi la disciplina, il senso di squadra, l’amicizia vera. Tutto quello insomma che sta alla base di questo sport in cui ci sono sì le regole del campo, ma ne esistono anche altre che valgono fuori, nella vita, e che forse contano di più. Parlo di valore del collettivo, di voglia di fare gruppo, di spirito di appartenenza…”.
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